smart festeggia i suoi primi 20 anni

Chi si ricorda la campagna di comunicazione che anticipava l’arrivo della smart? Era un qualcosa di misterioso e non si capiva bene che cosa stesse per arrivare. Poi eccola la smart, una buffa auto a 2 porte e 2 posti con carrozzeria bicolore e interni colorati, con uno stile distante anni luce da tutto quello che si vedeva in giro in quegli anni. Nel 2018 quella strana auto compie 20 anni e celebra l’evento con la serie speciale “20th anniversary” con equipaggiamento di serie molto ricco: pacchetto LED&Sensor con funzione cornering light, pacchetto comfort, pacchetto sportivo con assetto ribassato di 10 millimetri, pacchetto Cool&Media e Brake Assist Attivo. Terminano il lavoro i cerchi in lega da 16” a 8 razza, scarico cromato, volante in pelle e pedaliera in alluminio. Alla serie in tiratura limitata si affiancano altre 5 serie speciali caratterizzate da nuove tinte carrozzeria.

Passato remoto

La nascita della smart affonda le radici nel lontano 1972, quando un dipendente della Daimler (tale Johann Tomforde) ebbe l’idea di creare una piccola auto a 2 posti, ideale per la città. I primi bozzetti rimasero nel cassetto fino al 1989, quando Daimler riprese a lavorare sul concetto e iniziò a buttare le basi per la cellula Tridion (la cellula di protezione degli occupanti), inizialmente conosciuta con il nome di Crash Box. Anni di studi e sulla meccanica diventati applicazioni per un modello concreto grazie all’intervento di Nicolas Hayek, inventore e proprietario della Swatch, l’azienda produttrice di orologi. Nasce così ufficialmente il progetto “smart”, acronimo di Swatch-Mercedes ART ma anche richiamo alla parola inglese che significa “furbo”, portato avanti dalla neonata società Micro Compact Car AG.

Parola d’ordine: personalizzare

I progetti vanno avanti e dopo test su test arriva il modello di serie, chiamato semplicemente smart. Il lancio avviene nel 1998 e l’auto ha l’incredibile lunghezza di 2,5 metri per 1,5 di larghezza. Come gli orologi Swatch, anche la piccola tedesca vuole essere colorata ed “easy”, con look capace di strizzare gli occhi agli automobilisti più giovani ma non solo. Le possibilità di personalizzazione sono numerose e si può “giocare” sugli accostamenti cromatici sia all’esterno sia all’interno. Intanto Daimler acquista le quote azionarie di Swatch e diventa unica proprietaria del marchio e inizia a studiare nuovi modelli da lanciare negli anni a seguire. Lo schema meccanico è molto particolare, un “tutto dietro” con trazione e motore posteriori e potenze ridotte: 45 o 55 CV a seconda della motorizzazione. I motori sono tutti 3 cilindri benzina accoppiati a un cambio automatico 6 rapporti.

Tra concept e versioni di serie

Negli anni la classica smart cresce (l’attuale generazione, la terza, misura 2,7 metri di lunghezza e 1,66 di larghezza) viene affiancata da numerose sorelle e cambia così nome diventando (nel 2004) “fortwo”, a indicare il numero di posti disponibili. Seguono la versione cabrio e poi Brabus che, con i suoi 75 CV di potenza, rappresentava la versione sportiva della gamma. Nel 2002 è la volta della stranissima crossblade, senza parabrezza, tetto e portiere, seguita dalla non fortunata Roadster, versione con muso (lungo) e dalle velleità sportive. Nel 2004 viene lanciata, la ancora più sfortunata forfour, versione 4 porte e 4 posti basata sulla piattaforma della Mitsubishi Colt. In 2 anni di commercializzazione non riscosse mai successo e nel 2006 venne ritirata dal mercato, salvo poi ritornare (con altro stile e altra base meccanica, in comune con la Renault Twingo) nel 2014. Nel 2008 la smart si dà la scossa e viene lanciata la fortwo ED, la prima versione 100% elettrica della 2 posti tedesca. Anni di novità conn innumerevoli versioni speciali, concept più o meno strane e allestimenti particolari, tutti sempre all’insegna della stravaganza, come la ForJeremy, la smart fortwo con le ali.

Oggi e domani

Al classico mercato automobilistico smart ha poi affiancato il mondo del car sharing con il servizio car2go, nato nel 2008 e ora diffuso in più di 20 città del mondo, comprese Milano, Roma, Firenze e, Torino. Proprio l’Italia è ormai la seconda casa per smart. Lo Stivale infatti è il primo mercato per la piccola tedesca, con Roma in cima alle classifiche come città con più smart circolanti al mondo. Chissà se continuerà ad essere così anche dal 2020 in poi, quando smart smetterà di produrre auto con motori endotermici e si lancerà a capofitto nel mondo della mobilità 100% elettrica, sia privata sia condivisa.

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